Autori: a cura di Vincenzo Alastra
Editore: Pensa MultiMedia
Data di pubblicazione: 2020
Pagine: 198
Codice ISBN: 978-88-6760-746-4
Store: Pensa MultiMediaL’umanesimo della cura (ri-)posiziona al centro del nostro sguardo la persona malata e il suo mondo di significati, la rende protagonista del processo di cura, le restituisce il governo della sua salute. Nello stesso tempo accende il faro sull’altro soggetto: il professionista sanitario, con la sua storia, le sue posture valoriali ed etiche, i suoi pregiudizi, la sua competenza auto-biografico-riflessiva.
Negli ultimi decenni è profondamente cambiato il “mondo” della sanità: preoccupazioni economicistiche, concezioni “quantofreniche” e stranianti del lavoro e una medicina super specialistica e ipertecnologica hanno allontanato l’operatore dalle radici umanistiche della cura.
A partire da un interrogarsi sul significato stesso della parola “cura”, i contributi ospitati in questo libro invitano a pensare a quanto le nostre pratiche di cura concorrano, davvero, a servire l’umano. Si tratta di sentieri da battere ed esplorare in profondità, senza soluzione di continuità. Una serie di questioni da mantenere aperte e vive per dirigere lo sguardo, illuminare e sostenere chi, quotidianamente, è impegnato nella faticosa impresa di ricercare, insieme a pazienti, famigliari e caregiver un senso e un significato alla malattia, alla sofferenza e al dolore.
La cura è questione ontologica che attiene alla complessità dell’umano, ha il carattere dell’avventura e della creatività e rimanda a situazioni, saperi e modi di conoscere situati nella relazione; modi che sappiano orientare a un uso eticamente fragile delle proprie visioni, che le sappiano cioè mettere in discussione con un costante atteggiamento di rispetto per l’altro. Soprattutto per chi, con fare lieve, ce ne propone di alternative, per chi ci aiuta a rimetterle in gioco.
La medicina del futuro necessita di rinnovare le proprie mappe con stimoli provenienti da “mondi” apparentemente distanti, occorre rinsaldare ponti con territori più usualmente frequentati da antropologi, filosofi, artisti, storici. È urgente ripensare i luoghi di cura, per trasformarli in “fabbriche” di salute, di bellezza e di giustizia, in luoghi compiutamente abitati attraverso l’ascolto dell’altro e di sé, la presa di parola autoriale e coraggiosa, la narrazione e la riflessione, per restituirci la complessità dell’umano, forse anche per ritrovare creatività ed entusiasmo nel lavoro.